Li ho visti piegarsi docilmente
al comando della neve,
e poi spinti da un lieve sentore
custodire piccole gemme
di vita.
Li ho visti esplodere di gioia
in festosi verdi brillanti di sole,
spingersi oltre ogni confine
bevendo luce e linfa,
per poi ebbri quietarsi
avvolti d’immobile calore.
Li ho ammirati sfarzosi ed
eleganti celebrare il gran finale
e mestamente prendere congedo
da una foglia dopo l’altra,
mostrandosi nudi al cielo che riposa.
Fieri nel silente affaccendarsi,
abitanti della Terra prima
di ogni umana conquista,
io così li vedo e alla loro saggezza
mi rivolgo per imparare la vita.
(Valentina R.)
Il seme regala un senso
al vento,
ardito,
minuscolo,
grandiosamente audace,
abbandonato si lascia trasportare
con fiducia
e solo una domanda
impertinente:
chi ha il coraggio di non
conoscere il finale?
(Valentina R.)
🌟Eccomi, questa sono io, una poesia senza note a pié di pagina, refrattaria alle interpretazioni.🌟
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Quando la terra barcolla
la soluzione è danzare.
Condurre con grazia
la croce personale e
con passo leggiadro
scavalcare la montagna.
Ma ricordarsi che
non esistono istruzioni
su come liquefarsi, eleganti,
nel disordine divino,
e che nulla è uguale ad altro
per quanto ci s'impegni,
tocca quindi rinunciare
al paragone.
Così, nel dubbio, accetto
d'essere infruttuosa (sacrilegio!)
perenne inizio a cui manca
il gran finale (ma chi lo vuole?)
e, a modo mio, splendo.
(Valentina R.)
#poesia del #lunedimattina
tra noi e il mondo.
Perimetro di solitudine svela
occulti messaggi, mancate carezze,
offese che dietro muta presenza
si nascondono.
Quando lei più non ci contiene,
e attraverso il corpo parliamo,
è perché dall'interno il taciuto
divampa e spalle al muro
ci costringe a vedere.
(Valentina R.)
Memorie di nudi rami ornano
un cielo che ancora pesa,
eppure a ben guardare nulla sfugge
al turgido richiamo di gemme
in attesa,
soave lacera il canto degli uccelli
l'invernale coltre di chi ancora
della luce ha timore.
Ormai la vita è pronta a celebrare
la sacra unione e nel buio
non puoi più tornare.
(Valentina R.)
Tutto nasce
Vive sfiorando sotterranea superficie
invisibile moto di muta voce
brulica rigenerata linfa.
Ignari loro pensano che nulla
siano gli alberi spogli, se non
chiusi corpi che aspettano il sole.
Eppure, non visto, tutto nasce
e freme per poter tornare.
apre valichi d'inaspettato bagliore
in cui anima ritorna al dimenticato
tempo e premendo si tende oltre
il suo meschino rifugio.
(Valentina R.)
CAPITOLO X
Bergamino guarda sua moglie, sa che Cecilia è dalla sua parte, anche se le racconta un fatto come lo scandalo del convento di clausura. Che sia vero o immaginato, non ha importanza, per lei è senz’altro accaduto, tanto che se lo ricorda, lo arricchisce e gli fa sapere quanto una piccola storia sia radicata nella grande Storia. Se poi il prete infoiato abbia generato tutti quei poveri bimbi, e abbia sfidato i Provveditori per gettarli nel Ticino, e se anche il boia maldestro esiste solo nel suo sogno, nel tempo del loro discorso e nel tempo della fabula non è detto che tutto debba coincidere, non c’è un intreccio come in una storia cantata in cui la musica accompagna il racconto.
Fammi tornare,
che il tuo vento non temo,
tra le tue onde apri un varco
dove io possa camminare.
In cambio ti lascio smessi abiti
che più non abito,
per ritrovarmi nuda, originaria
tra le tue braccia cullata, mare,
come l'inizio d'ogni cosa.
(Valentina R.)
CAPITOLO VIII
Le riunioni al Castello Sforzesco si susseguono con frequenza e regolarità. Di fuori, dal mondo articolato, arrivano le notizie di re Carlo VIII che sta risalendo lo stivale e cerca di evitare uno scontro con la lega italiana.La rapidità e la facilità con cui Carlo VIII raggiunge Napoli e la posizione di dominio in Europa che gli deriva dall'unione delle corone di Francia e di Napoli suscitano la formazione di una Lega antifrancese, composta da Venezia, Impero, Papato, Milano e Spagna.
Se ti nu senti l'ouduu ri froesceui quandu aa sciorte da u barcun fousci vuurerà che ti fazzi in tampun.
Se aa nonna o au nonnu ti vœi staa vixin, forsci u l'è u caxu che ti te fazzi a terza dose ru vaccin.
Se ti vai au risturante cu u vestiu de strasse, forsci u l'è u caxu che ti te fessi u greenpasse.
Se ti nu vœi faa in belin perché ti te senti in pocu novax, forxi u l'è u caxu che ti fessi gli augüri via fax.
E vistu che a fin de l'annu a sta piandu in brüttu andassu, stattene a ca toa e nu rumpe u cassu.
Silvia Pallanca
Eravamo tutti in fila,
panni stesi ad asciugare,
composti aspettavamo
la nostra fetta di sole
che generoso concedeva
la sua manciata di calore.
(Valentina R.)